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“Da fede perseguitata a fede imposta ne fecero le spese i vangeli”

 

 

Seconda parte della nostra chiacchierata col noto biblista don Alberto Maggi: “Con Papa Bergoglio si sente il profumo del vangelo, dopo un lungo inverno gelido”, “Furono negati i funerali di Welby e celebrati quelli di Pinochet”, “Per Gesù non è sacra la vita ma l’uomo”

 

Ha provocato un dibattito tra i nostri lettori la prima parte dell’intervista con padre Alberto Maggi, noto biblista del centro studi Vannucci, sui vangeli, che in alcuni casi, possiamo affermarlo, contengono versetti pericolosi. "Nel IV secolo – dice - la chiesa divenne ufficiale: non più osteggiata, condannata, perseguitata. Fu per questo motivo che, da fede perseguitata a fede imposta, furono i vangeli a farne le spese. Essi portano il messaggio di Gesù, che è un messaggio d'amore e l'amore può solo essere offerto, mai imposto. Così i vangeli furono annacquati e censurati dalla chiesa, specie quello di Luca, perché perdessero in potenza. C'è nel messaggio di Gesù un'importante affermazione: io sono la verità e invita i discepoli a seguirlo, andare e realizzare la verità. Gesù dice: io sono la verità, non io ho la verità".

La differenza?

"Le persone che affermano: <io ho la verità> si sentono di giudicare e di condannare chi la pensa diversamente. Ma Gesù ci invita a essere nella verità, cioè metterci in sintonia con l'onda d'amore di Dio, che non conosce barriere. Chi ha la verità si separa dagli altri, al contrario Gesù si mette al servizio. È questo il compito della chiesa, quello di convertire al vangelo".

Non giudicare, non avere idee, non…

"No, significa non mettere etichette alle persone, avere un'opinione ma non giudicare i loro atteggiamenti, le lore idee".

Abbiamo questo nuovo Papa Bergoglio, cosa dire?

"Con lui si sente il profumo del vangelo, dopo un lungo inverno gelido. Se ne sono accorti per prima le persone che si erano allontanate o fatte allontanare".

Possiamo individuare il punto più basso di questo inverno?

"La chiesa l'ha avuto con la proibizione dei funerali di Welby, che chiedeva la fine della sua tortura, con il caso Englaro, mentre di contro abbiamo assistito alla celebrazione in pompa magna dei funerali del dittatore Pinochet. Molti hanno capito che, in quel momento, la chiesa non aveva nulla a che vedere con Gesù. Ora con papa Francesco si risente il profumo del vangelo, si vede un uomo che crede e vive quello che annunzia".

Allora non giudicare è importante?

"Seguire Gesù significa stare dalla parte degli ultimi, dei perseguitati e condannati, stare dalla sua parte è andare controcorrente, manifestando nel mondo un amore di una qualità tale che la società non è in grado di capire; questo mette in crisi le strutture stesse del potere e scatena la persecuzione, che diventa strumento di crescita della comunità cristiana".

Nel tuo libro <Versetti pericolosi> parli di Gesù fatto Dio con l'incarnazione, spiegati.

"Gesù si è presentato come Dio, ma in modo rivoluzionario, perché si mostra in un uomo. A quei tempi l'imperatore si sentiva nei cieli come un Dio. Invece il Dio di Gesù è in un uomo e non chiede pratiche religiose per sé, ma dice siate compassionevoli come lo è Dio vostro padre".

Avete creato nel 2011 nel vostro centro studi un sito, come sta andando?

"Con questo sito abbiamo creato le video omelie ogni giovedì e gli incontri in diretta. La risposta è andata di là d'ogni attesa, si collegano al sito da ben 133 nazioni. Date le richieste, si è arrivati a tradurre l'omelia del giovedì nelle principali lingue, anche in cinese. Ci siamo chiesti come mai e poi l'abbiamo capito. È perché utilizziamo la dinamica del vangelo".

Qual è?

"Non c'è valore assoluto più del bene dell'uomo, è su questa dinamica che sono scritti i vangeli. L'unico valore sacro dell'uomo è il suo bene. Appena vi affianchi una dottrina o un dogma, fai soffrire l'uomo. Gesù ha sempre scelto il bene dell'uomo rispetto alla dottrina, per Gesù non è sacra la vita, ma l'uomo. Se ci pensi, in nome della sacralità della vita si è fatto soffrire l'uomo, in nome della sacralità dell'uomo questo non potrà accadere".

Dalla tua lunga esperienza ne hai ricavato frutti?

"In tutti questi anni ne ho viste di cose belle. C'è stata una giovane coppia che, dopo il giorno del matrimonio, ha preso in affido un quattordicenne cerebroleso, ne sono rimasto colpito e ancor di più lo sono stato quando mi hanno confessato che quella scelta l'avevano fatta dopo avermi ascoltato in vari incontri. Ci rendiamo conto? È messaggio di vita che viene da Dio".

Possiamo affermare che amore chiama amore…

"Non ho mai pronunciato la parola aborto, ma tante donne hanno deciso di non farlo dopo i miei incontri e la mia celebrazione eucaristica, perché hanno sentito annunziare la buona notizia, che possiamo riassumere in un Dio nostro padre, che ti sussurra con la sua voce riconoscibilissima: in qualunque situazione vai, non ti preoccupare, fidati di me. Se c'è la fiducia nella vita, essa fiorisce".

Allora c'è bisogno di essere ascoltati?

"Infatti, non dò consigli a chi viene da me a chiedermeli, chiedo solo di parlare e a lui, che mentre si esprime vede in me una persona che lo ascolta con amore e partecipazione e senza giudicarlo, succede che la sua risposta la trova era dentro di sé e va via soddisfatto. Quando la persona si mette in sintonia con il suo amore trova la risposta".

Quale passo del vangelo da suggerire a chi vuole capirne di più?

"Si ha un'immagine errata di Dio. Il Dio di Gesù non limita, né giudica, non chiede, non assorbe energia, ma gli comunica la sua, è un Dio che potenzia la persona. Allora un brano è quello dell'incontro di Gesù con il giovane ricco. Gesù gli chiede che se vuole essere maturo, in crescita, lo può fare donando la sua vita agli altri e condividendo con gli altri i propri beni. Perché la crescita dell'uomo dipende dalla sua capacità di farsi dono. Solo allora il giovane capisce che non possedeva i suoi beni, ma ne era posseduto e va via addolorato. Emerge dai vangeli che la verità si possiede solo se si dona, mentre quello che si trattiene per sé ci possiede, bisogna farsi amore, dono per gli altri, così si è parte del cambiamento. In ballo è la nostra felicità che tutti cerchiamo, ma Dio l'ha detto, la felicità non consiste in quello che hai, ma in quello che dai, non è quella che riceviamo dagli altri; se fosse così, rimarremmo sempre amareggiati, perché nessuno può conoscere i nostri desideri. Gesù dice: c'è più gioia nel dare, che nel ricevere, così si è pienamente felici in questa esistenza, e tutto questo è alla portata di tutti, perché tutti possiamo dare".

 

Lasciamo padre Alberto, che ci dona tanta spiritualità carica di significati e speriamo che anche noi possiamo nel nostro donare agli altri raggiungendo un po’ di felice pienezza.