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“Alla cena del Signore siamo tutti invitati, anche indegni e peccatoriˮ

 

Un colloquio con padre Alberto Maggi, teologo e biblista del centro Vannucci.

Parliamo un po’ della Messa. E giusto definirla la celebrazione del sacrificio di Cristo?

“No, la messa è la celebrazione della cena del Signore, dove non si celebra nessun <sacrificio>. Non c'è questa frase nei vangeli, invece il sacerdote recita: <In sacrificio per voi …>. Nel testo ufficiale, scritto in latino, compare la frase: è <dato> per voi. Il fatto è che nel concilio si scontrarono le posizioni di progressisti e tradizionalisti, vinsero i primi che chiamarono la messa cena del Signore immettendo la parola <dato>, ma i tradizionalisti sono riusciti a far immettere nella realtà italiana la parola <sacrificio>. Un altro chiarimento che fa capire l'importanza dell'interpretazione di frasi la troviamo in San Paolo. Ci è stato insegnato che se non ti sei confessato non puoi accostarti al Signore. Quello che era un invito alla cena è stato trasformato in uno strumento per allontanare le personeˮ.

Perché, cosa voleva dire Paolo?

‟Le prime cene avvenivano con la messa in comune di tutto ciò che ognuno portava. Non si spezzava solo il pane, corpo di Gesù, Paolo vedeva che i poveri rimanevano con poco cibo perché i ricchi portavano e non condividevano, per questo egli dice: siete una comunità di egoistiˮ.

Sappiamo che l'eucarestia è l'argomento su cui si basa la vita, la crescita, lo sviluppo dei credenti.

‟Esatto, è attorno alla cena che si sono formate le prime comunità. Nei vangeli tanti sono gli episodi che alludono alla cena di Gesù. Abbiamo l'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, lì si parla di condivisione. Gesù chiede ai discepoli di non mandare via la gente, ma <date> voi da mangiare, cioè condividete voi con loro, fatevi pane per loro, i discepoli rimangono col verbo avere nel dirgli: abbiamo solo 5 pani e 2 pesci, hanno solo pensieri economici. Allora Gesù comanda alla folla di sdraiarsi sull'erba, era l'uso romano che significava mangiare da ricchi, perché così si era serviti. È il Signore che serve, che fa diventare signori coloro che sono abituati a essere sottomessi, a non essere liberi. Il primo effetto dell'eucarestia è che tutti si sentano liberi signori. Poi continua: spezzò il pane e divise i pesci, qui manca qualcosa d'importante. Tutte le volte che Gesù fa mangiare omette il lavaggio delle mani. Era un forte rituale ebraico, che terminava con una preghiera. Gesù demolisce tutto, non devi purificarti per ricevere il Signore, ma è lui che viene a purificarti nella cena. La religione diceva: tu sei impuro, allora non hai più rapporto con Dio, vai allora da Dio per purificarti. No, non puoi perché sei impuro. Disperazione totaleˮ.

Ripensandoci, così m'insegnavano da piccoli.

‟C'è ancora un altro gesto che chiarisce quello che affermo. Giovanni descrive: mentre cenavano, Gesù lavò i piedi ai discepoli. Allora si andava scalzi (i calzari erano per i ricchi), i piedi erano tanto sporchi in quelle strade d'allora, pertanto l'azione era fatta dai servi o inferiori; prima di cenare, invece è Gesù che fa ciò e durante la cena, perché è partecipare alla cena del Signore che purifica. Tutti siamo invitati, nessuno è escluso. Ecco la buona notizia. Nella cena diveniamo anche noi pane se accogliamo lui. Tutti siamo invitati, anche gli indegni e i peccatoriˮ.

Tutti?

‟Nessuno escluso. Nel brano della moltiplicazione l'evangelista scrive: i discepoli li diedero alla folla. Il pane non è di loro proprietà, non decidono a chi darlo, chi si arroga questo diritto sul pane di Gesù commette un furto, impadronendosene, e pecca d'idolatria perché si sostituisce a Gesùˮ.

Quindi le decisioni del clero…

‟La religione ha allontanato Dio dagli uomini, non c'è bisogno di mediatori, dice Gesù. Pensiamo a un altro brano, quello di Luca: fidatevi di Dio padre a cui è piaciuto darvi il regno dei cieliˮ.

Quando moriremo, avremo…

‟No, non l'aldilà, una è la società alternativa che Gesù propone, in cui rispetto ai tre verbi maledetti del presente (avere, comandare, salire) vi siano: la gioia di condividere al posto di avere, al posto di salire non considerare nessuna persona esclusa dal tuo amore e al comandare la libertà di servire. Gesù chiede un atteggiamento perenne e libero di servizio. Il credente, che si mette in questa posizione, è l'unico vero santuario in cui si manifesta e splende la presenza del Signore. È un discorso rivoluzionario ancora non compreso. Giovanni al cap. 14 dice: a chi ama, io e il padre verremo a lui e prenderemo dimora in lui. Il Dio di Gesù è dentro l'uomo. Non ci sono rituali, che escludono. È Gesù che viene incontro a noi, egli ci chiama beati, la beatitudine in lingua greca era un termine riservato solo agli dei. Ai suoi tempi s'insegnava che gli uomini erano servi di Dio, Gesù ribalta tutto. È questo il significato dell'eucarestia, non è un culto che rivolgiamo a Dio ma l'accoglienza del servizio che Dio fa alla comunità. Servire gli altri stanca, svuota d'energia. C'è bisogno di una ricarica, eccola nell'eucarestia in cui il Signore ci fa sedere e passa lui a servire. La prima parte è la lavanda dei piedi che purifica le nostre impurità, poi passa a nutrirci. Il Dio di Gesù non accetta offerte, è lui che si offre e chiede di fondersi con te per dilatare il tuo cuore e renderti l'unico santuario dal quale s'irradia il suo amore.

Per Gesù il regno di Dio è una società alternativa?

‟Gesù è venuto a eliminare le istituzioni religiose. È questo il crimine per cui è ammazzato, afferma che non c'è bisogno di un luogo per adorare Dio. Lo dicono i fatti: allora, secondo il diritto ebraico, la morte avveniva con la lapidazione, per i romani c'era la decapitazione, i sacerdoti chiedono la crocifissioneˮ.

Perché?

‟Era riservata ai maledetti da Dio, lo dichiara la Bibbia nel Deuteronomio, non si voleva solo ammazzare Gesù, si sarebbe fatto un martire più pericoloso da morto che da vivo, bisognava diffamarlo, far capire alla gente che avevano creduto a uno stregone, bestemmiatore, eretico; poteva essere il messia un uomo che moriva in quel modoˮ?

Continuiamo sull'ultima cena.

Gesù sovverte tutte le regole a tavola. Innanzitutto compaiono solo pane e vino. Il pane è immagine della bontà e il vino è inventato da Dio per dare gioia. Quella di Gesù è una fede nell'uomo non in un libro, le leggi di Mosè ispirato da Dio, dove c'è la volontà eterna e immutabile, che chiede al popolo di osservarla, continuando per tutte le generazioni che verranno con gli stessi costumi e regole sempre più difficili da attuare cui l'uomo, con sofferenza, deve sottomettersi. Gesù porta la fede nell'uomo, è il contrario. Nella cena è presente il pane arabo, non c'è l'agnello in quella cenaˮ.

Già, perché?

‟Innanzitutto, lui non toglie la vita a nessuna creatura, c'è poi il crearsi d'implicazioni quali: a chi dare la parte migliore dell'animale? Ciò crea gerarchie; col pane no, quello arabo è buono in tutte le sue parti. Inoltre, il pane era fatto in casa, mentre l'agnello era sacrificato al tempio. Gesù lo benedisse, lo spezzò, lo diede… ora bisogna stare attenti alla frase: <Questo è il mio corpo>, <Questo> è parola neutra nella lingua greca, pertanto non applicabile al pane che è maschile. Paolo capì ciò e scrive: l'eucarestia fa sì che i partecipanti siano il corpo del Signore. Il pane è sì corpo del signore, ma perché tutta la comunità diventi corpo del Signoreˮ.

Che cosa significa essere corpo di Gesù?

‟È rendere visibile, manifesta, la presenza del Signore all'interno della comunità. C'è poi <Preso il calice>, è l'immagine del tragico destino, significa che vivere come Gesù non comporta solo applausi, ammirazione, ma anche calunnia, persecuzione. Se si accetta Gesù si devono accettare anche le sue conseguenze. Infatti, continua dicendo: bevete tutti da questo calice. Infine, un'ultima trasgressione: uscirono per il monte degli ulivi cantando. Nell'usanza ebraica non era consentito nella vigilia di pasqua uscire e cantare, si rimaneva in casa fino al mattino. Ma con la nuova alleanza la vecchia non ha più valore. Ecco il significato profondo: l'eucarestia rende signori e pienamente liberiˮ.