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E al Mather Dei di Melilli, musulmani e copti vivono in armonia

 

L’immigrazione in Italia non ha solo il volto dei richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria, ma anche quello di tanti piccoli migranti economici. La situazione di forte deprivazione e disagio economico di alcuni paesi del nord Africa o del Medio Oriente, infatti, spinge genitori disperati a ‘spedire’ i propri figli in Europa per cercare lavoro e contribuire così al mantenimento di chi rimane. “Per le famiglie – ci spiega Corrada Risino, assistente sociale presso la comunità alloggio per minori non accompagnati Mather Dei di Melilli – si tratta di un vero e proprio investimento. La cifra versata dipende dalla grandezza del barcone e arrivano a spendere, in proporzione alla nostra valuta, fino a 40mila euro. Per questo, ogni volta che i ragazzi si sentono con i genitori, questi ultimi non fanno altro che ripetergli che devono andare a lavorare e mandare i soldi a casa, e non vogliono sentire ragioni.”

La legge italiana in materia di minori, però e per fortuna, tutela questi giovani migranti e, sebbene la permanenza nei centri di accoglienza sia finalizzata anche ad una futura integrazione economica, ampio spazio e lavoro vengono dedicati alla loro formazione culturale e integrazione sociale, non solo fra gli stessi ospiti della struttura, ma anche con gli autoctoni.

“Quando i ragazzi arrivano al Mather Dei, – afferma Corrada Risino – dopo un periodo di osservazione iniziale molto informale, cominciamo a stilare un progetto che è il PEI. A questo progetto educativo individuale collaborano anche i servizi sociali e la priorità, ovviamente, è l’acquisizione della lingua italiana.” Per questo motivo, all’interno della struttura sono attivi laboratori a cura degli educatori. L’acquisizione della lingua è propedeutica allo step successivo, cioè l’iscrizione al centro territoriale permanente di Siracusa per i più grandi o all’istituto comprensivo di Melilli per i più piccoli. “Le difficoltà iniziali, considerando che la maggior parte degli attuali ospiti sono quelli che abbiamo accolto due anni fa, – continua la Risino – sono stati la lingua e il superamento della loro diffidenza, che sembra far parte del loro retaggio culturale. Le difficoltà linguistiche sono state superate attraverso l’uso di materiale grafico, e possiamo affermare di aver fatto un buon lavoro non solo sul piano educativo ma anche per quanto riguarda l’integrazione sociale.”

Il Mather Dei di Melilli ospita attualmente 8 ragazzi, tutti egiziani, di età compresa fra i 15 e i 19 anni. Il tribunale dei minori, infatti, consente ai ragazzi con un progetto educativo in atto di rimanere all’interno della struttura fino e non oltre il compimento del 21° anno di età. Il conseguimento della licenza media, o di altro titolo di studio, insieme all’acquisizione della lingua italiana e al rilascio dei documenti sono gli obiettivi principali di questi giovani migranti. “Il passaporto – ci spiega Corrada Risino – è il ‘coronamento’ di questi documenti. Tutti hanno un progetto migratorio ben preciso. Vogliono il titolo di studio e tutti i documenti in regola così possono cominciare a cercare un lavoro. Adesso, dal momento che 5 di loro hanno ottenuto la licenza media, stiamo lavorando sull’integrazione lavorativa, anche attraverso lo sportello orienta lavoro.”

Per quanto riguarda il percorso di integrazione, molto è stato fatto in sinergia con le risorse umane presenti nel territorio di Melilli. I ragazzi svolgono attività di volontariato presso la protezione civile e collaborano con i volontari durante gli sbarchi, facendo accoglienza e servizio di interpretariato. “Si è creato uno scambio di sinergie – conclude Corrada Risino – fra gli ospiti della struttura e gli operatori della protezione civile. Non solo. Abbiamo lavorato molto anche sull’integrazione religiosa, passando anche per l’integrazione alimentare. Degli 8 egiziani ospiti al Mather Dei, 4 sono musulmani e 4 sono copti. I ragazzi copti frequentano tutte le principali funzioni religiose a Melilli, però vengono anche a Catania quando accompagniamo i ragazzi musulmani alla moschea, perché là hanno la possibilità di incontrarsi con amici. È importante che loro abbiano piena comprensione dei passaggi che si devono affrontare non solo perché si tratta di tempi burocratici, ma anche perché questa attesa permette loro di integrarsi. E su questo penso che abbiamo lavorato molto bene, dal momento che loro non se ne vogliono andare da Melilli!